Lo spirito del tempo e i teologi dissenzienti

Lo spirito del tempo e i teologi dissenzienti – andreatornielli.it

Cari amici, questa mattina ho partecipato in San Pietro al rito per la consacrazione di cinque nuovi arcivescovi (i segretari di tre congregazioni, tra cui il cinese Savio Hon Tai-Fai, e due nuovi nunzi apostolici, tra i quali il vescovo più giovane d’Italia, il quarantasettenne Antonio Guido Filipazzi). Bellissima l’omelia di Benedetto XVI. Eccone alcuni passaggi:

Anche se può sembrare che grandi parti del mondo moderno, degli uomini di oggi, volgano le spalle a Dio e ritengano la fede una cosa del passato — esiste tuttavia l’anelito che finalmente vengano stabiliti la giustizia, l’amore, la pace, che povertà e sofferenza vengano superate, che gli uomini trovino la gioia. Tutto questo anelito è presente nel mondo di oggi, l’anelito verso ciò che è grande, verso ciò che è buono. È la nostalgia del Redentore, di Dio stesso, anche lì dove Egli viene negato…

Proprio in quest’ora il lavoro nel campo di Dio è particolarmente urgente e proprio in quest’ora sentiamo in modo particolarmente doloroso la verità della parola di Gesù: “Sono pochi gli operai”. Al tempo stesso il Signore ci lascia capire che non possiamo essere semplicemente noi da soli a mandare operai nella sua messe; che non è una questione di management, della nostra propria capacità organizzativa. Gli operai per il campo della sua messe li può mandare solo Dio stesso. Ma Egli li vuole mandare attraverso la porta della nostra preghiera. Noi possiamo cooperare per la venuta degli operai, ma possiamo farlo solo cooperando con Dio…

Il Pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo. L’essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al compito del Pastore. Non deve essere una canna di palude, bensì — secondo l’immagine del Salmo primo — deve essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato. Ciò non ha niente a che fare con la rigidità o l’inflessibilità. Solo dove c’è stabilità c’è anche crescita…

Cerchiamo di celebrare l’Eucaristia con una dedizione, un fervore sempre più profondo, cerchiamo di impostare i nostri giorni secondo la sua misura, cerchiamo di lasciarci plasmare da essa. Spezzare il pane — con ciò è espresso insieme anche il condividere, il trasmettere il nostro amore agli altri. La dimensione sociale, il condividere non è un’appendice morale che s’aggiunge all’Eucaristia, ma è parte di essa.

Ascoltando le parole sulla canna di palude che si piega secondo il soffio del vento assecondando lo spirito del tempo, non ho potuto fare a meno di pensare all’appello dei 143 professori delle facoltà teologiche della Germania, della Svizzera e dell’Austria. Il documento, intitolato “Chiesa 2011 – una svolta necessaria”, chiede profonde riforme, come ad esempio l’abolizione celibato obbligatorio per i preti di rito latino e dunque l’ordinazione di uomini sposati, l’adozione di «strutture piu’ sinodali a tutti i livelli della Chiesa», il coinvolgimento dei fedeli processo selezione dei parroci e dei vescovi, l’apertura alle donne «nel ministero della Chiesa», l’accoglienza delle coppie gay e dei divorziati risposati. Proposte (anzi vecchie ri-proposte) già ascoltate da decenni, che molti teologi ripetono ciclicamente nonostante i ripetuti pronunciamenti del magistero.

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