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Attualitá

“Mafia” di San Gallo e senso della realtà

“Mafia” di San Gallo e senso della realtà – andreatornielli.it

Ha provocato brividi di eccitazione in alcuni ambienti mediatici ed ecclesiastici la «rivelazione» contenuta in una biografia del cardinale belga Godfried Dannels, firmata da Jürgen Mettepenningen et Karim Schelkens. Secondo questi autori, il Danneels e qualche altro cardinale «progressista» avrebbe preparato per anni l’elezione di Papa Francesco, attraverso incontri che avvenivano a San Gallo, in Svizzera.

Del gruppo facevano parte Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, i porporati tedeschi Walter Kasper e Karl Lehmann, il cardinale italiano Achille Silvestrini e quello inglese Basil Hume, il vescovo olandese Adriaan Van Luyn.

L’esistenza di queste riunioni a San Gallo non è una novità. Nè è una novità il fatto che Daneels, Martini, Hume, Kasper e Lehmann abbiano sempre fatto parte dell’ala più riformista della Chiesa europea.

L’eccitazione mediatica ed ecclesiastica per la rivelazione, che sembrerebbe aver individuato i «responsabili» dell’esito del conclave del marzo 2013 fa però a pugni con un minimo senso della realtà. Un primo dato: le riunioni di San Gallo si tennero fino al 2006. Ciò significa che finirono sette anni – dicesi SETTE anni – prima del conclave chiamato ad eleggere il successore di Benedetto XVI dopo la rinuncia.

Un altro dato riguarda l’identità dei «cospiratori»: Basil Hume è morto nel 1999 (con Giovanni Paolo II felicemente regnante ancora per sei anni), Carlo Maria Martini si è spento nel 2012, Achille Silvestrini sta per compiere 92 anni e non ha partecipato nemmeno al conclave del 2005 perché già ultraottantenne.

Chiunque abbia seguito la storia del conclave del 2005, sa bene come il gruppo cosiddetto dei «progressisti», formato dai suddetti porporati (tranne Hume, che era già in cielo e Silvestrini, che non entrò in conclave) abbia contato poco o nulla. E certamente non puntava sul cardinale di Buenos Aires, né lavorava per la sua elezione. Lo dimostra il fatto che per saggiare la propria consistenza numerica, questa sparuta pattuglia cardinalizia fece confluire i propri voti nella prima votazione non su Bergoglio, ma sullo stesso Martini, che aveva accettato il ruolo di candidato di bandiera dichiarando però che non avrebbe mai accettato l’elezione a motivo delle sue condizioni di salute. Ottenne, secondo il «Diario del conclave» pubblicato da Limes, non più di dodici voti.

Come sia andato quel conclave dovrebbero ricordarlo quanti oggi si eccitano per le riunioni «segrete» di San Gallo. C’erano cardinali che da qualche tempo avevano individuato nel Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il candidato giusto e autorevole per la successione a Papa Wojtyla. E questo gruppo pro-Ratzinger ha lavorato alacremente per sostenerne la candidatura. Non sono un mistero gli incontri e le cene a casa del defunto cardinale curiale Alfonso Lopez Truijllo e il ruolo del futuro Segretario di Stato Tarcisio Bertone, come pure quello ai altri porporati appartenenti alla nidiata di Communio.

Il gruppo di San Gallo, a motivo dell’età e del venir meno dei suoi protagonisti, si è spento nel 2006. In che modo avrebbe potuto «preparare» l’elezione di Francesco non è dato di saperlo. Quello che è certo è che, così come Ratzinger nel 2005 ottenne la maggioranza di almeno due terzi dei votanti, al di là di chi lo aveva proposto e sostenuto fin dall’inizio, lo stesso è accaduto per Bergoglio nel 2013. Due conclavi rapidi, con il Papa eletto in meno di ventiquattr’ore.

Il giornale belga «Le Vif» ha scritto: «Il 13 marzo 2013 una vecchia conoscenza era al fianco del nuovo Papa Francesco: Godfried Danneels. Ufficialmente, era là in quanto decano dei cardinali-preti, ma in realtà ha operato per degli anni come discreto kingmaker». Ecco, vanno bene le illusioni e i sogni, ma attribuire all’arcivescovo emerito Danneels addirittura il ruolo di kingmaker in un conclave composto da cardinali di nomina wojtyliana e ratzingeriana, in quanto capo della «mafia» di San Gallo composta da novantenni o da defunti, è al di là di ogni principio di realtà.

L’operazione denota un totale disprezzo dell’intelligenza dei lettori, trattati come una massa pronta a bersi tutto, dato che in questo caso basta un minimo riscontro con i dati della realtà per accorgersi della totale inconsistenza della tesi. Che viene presa in considerazione soltanto da chi è talmente accecato dai pregiudizi ideologici da voler sentire raccontate soltanto frottole che li confermino.

E poi, chissà come mai inquietano così tanto queste ombre del progressismo, e non le conventicole, i tanti gruppi «San Gallo» e le loro propaggini mediatiche, al lavoro a pieno regime contro il Papa. Oggi e non decenni fa.

R.D.V.

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R.D.V.

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