Una vecchia cartella esattoriale non pagata potrebbe sembrare un problema ormai superato… ma non lo è più.
Il pericolo è concreto, soprattutto alla luce delle recenti novità giurisprudenziali. A tutti può capitare di ricevere un’intimazione di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate relativa a una vecchia multa o una tassa mai versata.

La vecchia cartella esattoriale potrebbe essere presa sottogamba. Si potrebbe pensare che sia ormai prescritta. E così era, fino a qualche mese fa. C’è infatti una sentenza da tener presente. Si tratta della pronuncia n. 20476 del 202, della Corte di Cassazione.
Secondo questa pronuncia, se il contribuente non impugna l’intimazione entro 60 giorni, il debito, anche se prescritto, torna valido. Di conseguenza, chi dovesse ricevere un’intimazione di pagamento per una vecchia cartella esattoriale anche prescritta o viziata e non fa nulla entro due mesi giorni finisce nei guai.
Questo perché il suo silenzio sarà interpretato come accettazione del debito. In pratica, con la mancata reazione del contribuente, il debito risorge e diventa definitivo e non più contestabile. E non è tutto…
Succede anche che tutti i vizi precedenti (per esempio la notifica sbagliata, gli errori di calcolo) vengono sanati. La fattispecie è quella della “sanatoria per inerzia”. Chi si aspetta la prescrizione potrebbe dunque partire il pignoramento del conto, il fermo dell’auto e, addirittura, l’ipoteca sulla casa.
Vecchia cartella esattoriale: non sperare nella prescrizione automatica
L’unico modo per difendersi è dunque quello di contestare subito l’intimazione. Altrimenti, per il fisco, è come se il contribuente abbia perdonato ogni possibile vizio procedurale.
L’interessato ha quindi solo sessanta giorni dalla notifica dell’intimazione per presentare un opportuno ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria e per contestare la prescrizione o altri vizi.

Se non lo si fa, si perde per sempre il diritto di difendersi, pure se il debito è palesemente illegittimo. Conviene dunque attivarsi per provare a evitare il pagamento di debiti illegittimi e l’avvio di procedure esecutive sul proprio patrimonio.
La Cassazione ha voluto garantire certezza del diritto. Troppe cartelle in questi anni sono infatti rimaste sospese per anni, con i contribuenti che hanno imparato ad aspettare sempre l’ultimo momento per opporsi. Ora, tutto cambia: lo Stato può contare su un termine chiaro, quello dei sessanta giorni. Dal punto di vista del contribuente, la norma è molto molto severa.
In pratica, ci troviamo di fronte a una novità che costringe a fare ricorso anche per debiti palesemente prescritti. In ogni caso, è sempre consigliabile affidarsi a un avvocato tributarista: un professionista in grado di scrivere il ricorso e scongiurare errori procedurali.