La psicologia da un senso logico a quella sensazione di essere invidiati da qualcuno: i segnali inconfutabili che lo confermano.
Tutto inizia così: quel collega o amico subdolo che ci fa battute taglienti, che per quanto il nostro sesto senso sa che sono attacchi, la ragione prova a darne un’interpretazione più bonaria. Perché sì, può accadere nella vita che qualcuno provi invidia per noi, anche se non siamo imprenditori di una multinazionale; anche se alla fine facciamo una vita semplice e ricca di scivoloni e insuccessi.

Fa parte del detto che l’erba del vicino è sempre più verde: sicuramente ci avrà messo il fertilizzante. E così anche noi. C’è qualcuno che tende a screditare, anche solo con lo sguardo, e chi ci mette spalle al muro per farci cadere nell’errore.
Tutte tattiche sadiche, certo, ma che purtroppo avvengono anche tra persone care, talvolta senza nemmeno farlo apposta. E noi, nonostante ciò, continuiamo a sperare che non sia così. Ma l’invidia è anche vero che è un sentimento umano, ma bisogna coprenderlo per gestirlo, sia che siamo invidiosi o invidiati. Ed è qui che la psicologia ci viene in aiuto: nella consapevolezza. Sul tema si è esposto un noto psicologo, che nel suo blog ha selto di approfondire l’argomento.
Cosa dicono gli esperti sull’invidia
Araya Baker, psicologo ed educatore, ha spiegato come l’invidia si manifesti spesso in modo indiretto, attraverso segnali che non sempre si riconoscono subito. Non è raro che una persona normalmente cordiale cambi atteggiamento proprio quando arrivano i complimenti per qualcun altro, restando fredda o tirandosi indietro.

A volte l’invidia si nota nel bisogno di controllare ogni dettaglio, pronti a sottolineare errori e a interpretare male le nostre intenzioni. Altre volte diventa palese: attacchi personali, battutine, tentativi di ridicolizzare aspetti che non c’entrano nulla coi risultati.
La psicologia conferma che non è solo una sensazione. Una ricerca di Sarah Hill e colleghi (2011) ha mostrato che chi prova invidia ricorda meglio i dettagli della persona presa di mira, segno di un’attenzione quasi ossessiva. E uno studio di Yang e Tang (2021) distingue due volti dell’invidia: quella ‘benigna’, che spinge a migliorarsi, e quella ‘maligna’, che invece mira a screditare.
Spesso, però, l’invidia è indiretta: chi non vuole ammetterla sposta il discorso altrove. Critica qualcun altro che ha una vita simile alla nostra, ma in realtà manda frecciate anche a noi. Oppure maschera le sue stoccate da battute ironiche, magari davanti agli altri. Non è semplice ‘scherzo’: se accade di continuo, è un modo per ridimensionarci. Non serve a prendersela, ma a capire che certe reazioni parlano più delle insicurezze di chi le ha che dei nostri meriti.
Ma alt: saper riconoscere questi segnali è utile non per andare a caccia di nemici. Serve per capire quando le reazioni degli altri parlano più delle loro insicurezze che dei nostri meriti.